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Inadeguatezza - Parliamo di ABA e mamme


L'inadeguatezza, si sa, è parte integrante dell'essere genitore e maggiormente dell'essere mamma (non perchè la mamma sia superiore al papà, sia chiaro, ma c'è una sorta di innata "pesantezza" nella donna che la porta a vivere con più enfasi ogni cosa). Cresce man mano, in modo assolutamente silezioso, insieme alla tua pancia e poi te la porti a casa con il tuo fagottino profumato. E non te ne liberi più.

Chiunque, anche almeno una sola volta nella vita, si è sentita inadeguata come madre di fronte alle sfide che questi piccoli esserini - che siano essi in fasce o adolescenti - ci chiamano a fronteggiare. O ha provato straniamento di fronte alle colleghe mamme con le risposte sempre pronte in tasca in merito ai rebus della corretta educazione.

O, per dirla tutta, entrambe le cose.


La mamma ABA (così chiamo "allegramente" me stessa in qualità di mamma di due bimbe che fanno terapia ABA) è inadeguata per contratto, se mi passate il termine.


In primo luogo, nei confronti di quello che si ha di fronte, il mostro Autismo.

Dall'handicap dei propri figli è un peso difficile da gestire e l'autismo porta con sè qualcosa di misterioso e invalicabile: la scienza non sa da dove arrivi (sebbene esistano degli "indizi") e non sa come si possa curare (si indebolisce certo, ma l'autismo non si cancella).

Sembra niente, ma una mamma - che vede sè stessa come un essere mitologico dai poteri magici - questo dato che "non può fare niente" non lo riesce proprio a mandare giù.

E allora l'inadeguatezza nasce e cresce veloce, dalla diagnosi in poi è una corsa inarrestabile che tu non puoi fermare. Ti assale silenziosa poco prima di dormire, quando alla stanchezza della giornata manca proprio quella spintarella per tramutare fatica e dolore in insonnia.

Ora, io sconsiglio a chiunque di interrogarsi (o interrogare Google) sui vaccini, sull'inquinamento, sulla pma o su qualsiasi altra cosa sia giudicata come probabile causa dell'autismo. Certo, avendo la macchina di tempo, una risposta corretta e univoca a un certo tipo di domande risulterebbe utile, ma stando come stanno le cose che senso ha? Non indugiate su considerazioni tipo "forse non gli ho parlato molto quando era neonato", "forse l'esavalente dovevo rifiutarlo". E il consiglio viene da una che con questo genere di pensieri si arrovella spesso il cervello. Ecco, io dopo che mi sono fatta questo tipo di domande, mi sento ancora più inadeguata nel mio ruolo di mamma: perchè so di star perdendo tempo, perchè non posso trovare risposta, perchè mi intristisco inutilmente.


In secondo luogo, la mamma ABA è inadeguata nei confronti dell'ABA stessa.

Hai capito prima ancora di iniziare di cosa si trattasse, ti sei conformata alla velocità della luce cambiando tutto ciò che potevi cambiare della tua routine (presente e futura), ma non c'è niente da fare....a essere un passo indietro sei sempre tu.

Fai carte false con il tempo per farci stare proprio tutto nelle dannate 24 ore della giornata, tieni sempre gli occhi bene aperti per scorgere un nuovo comportamento problema nelle bambine e porvi subito rimedio, osservi alla lettera le indicazioni che ti vengono date (da automa fiduciosa che sei diventanta facendo di necessità virtù), ma niente...se fai uno sbaglio, anche piccolo, o se lo fa qualcun altro in tua vece o in tua presenza, questa cosa viene annotata, fatta notare e ha un peso.

Ora, sia ben chiaro, io non ho nulla da dire su questa cosa: anzi, quello che mi piace proprio tanto dell'ABA è questa bel triangolo tra centro, famiglia e scuola (e quando il triangolo non c'è stato, credetemi, è stato fastidioso doverlo notare) e tutti i metodi sono ammessi per porlo in essere visto che stiamo parlando del benessere delle mie figlie e non c'è argomento che mi stia più a cuore, neanche me stessa.

Si dà il caso poi - ed è una cosa assolutamente non da poco - che il centro di riabilitazione che Alessandra e Federica frequentano (Fondazione Peppino Scoppa) sia un luogo d'eccellenza in cui il reparto ABA non solo lavora con scrupolo e professionalità ma anche con quel tocco amorevole con i piccoli pazienti che si riconosce in ogni minimo gesto e dei quali un genitore non può essere che profondamente grato.

La mamma ABA sa che le indicazioni terapeutiche non sono giudicanti, ma sa anche (nel senso che sente e sperimenta sulla sua pelle) che esiste una profonda differenza tra una mamma normale e una mamma speciale.

In parole povere, se una mamma qualsiasi allenta un po' la presa (e fa benissimo a farlo) cosa succede? Suo figlio fa un capriccio al supermercato oppure si rifiuta di mangiare quello che lei ha preparato oppure di seguire una sua indicazioni sul modo di eseguire un gioco: ecco se lei lascia correre per una volta o due, cosa succede? Sì ok, troppo poco rigore a lungo andare può comportare un progressivo disprezzo delle regole, ma io parlo di una volta, due al massimo: cosa succede a questa mamma e al suo bambino? Perfettamente nulla!

Andiamo dalla mamma ABA, invece. Cosa succede se questa mamma molla la presa per una volta o due? Se non esegue correttamente una procedura o se ignora un comportamento sbagliato di suo figlio? Succede che il suo errore diventa un "piccolo caso" di discussione e confronto. Poi, messi in atto i dovuti accorgimenti affinchè la cosa non si ripeta, cosa resta alla mamma ABA di questa esperienza? Inadeguatezza. E' questo che si ritrova tra le mani: perchè se è da un lato felice di poter contare su un sistema virtuso che punta subito il dito verso quello che non va, dall'altro lato il suo senso di autostima registra una brutta battuta d'arresto.

Causa del malessere della mamma ABA, in questo caso, è sé stessa. Deludere sé stessi, dubitare di sé stessi, scoprire sé stessi non capaci è un'esperienza triste sempre, ma quando è collegata al benessere di un bambino, del proprio bambino che lavora sodo ogni giorno, questa esperienza diventa annientante.


Terzo punto, la mamma ABA si percecipe inadeguata nei confronti del mondo che la circonda.

Negli ultimi mesi si sta facendo sempre più frequente un certo tipo di episodi. Reazioni più o meno palesi ai comportamenti delle mie bambine da parte di sconosciuti o conoscenti o parenti. Ora - è assolutamente doveroso da parte mia ammetterlo - io sono una persona molto suscettibile e permalosa, per cui attribuiscono - lo so, ma non sono capace di fare altrimenti - un peso a voleo anche eccessivo alle situazioni che vivo. Mio marito - il papà ABA, perchè esiste anche lui ovviamente - ha la beatitudine di saper affrontare molte cose con la rinomata "alzata di spalle" che sta a cavallo tra il "lascia correre" e "di cosa stai parlando?". Io...no.

In pubblico, sento il peso di occhiatacce, domande fuori luogo e cose di altro tipo nei confronti delle bambine. Alessandra che vuole fuggire dal parco giochi quando tutti i bimbi invece corrono gioiosi sullo scivolo o sull'altalena (ha sviluppato una certa avversione agli spazi aperti molto grandi, ai luoghi troppo affollati). Federica che piazza uno dei suoi capricci con urla e strepiti (in pratica, vuole averla sempre vinta lei..."ora e subito" è il suo motto). Alessandra che non parla, Federica che si incanta con qualche cantilena.

Non è facile gestire tutto, cioè la situazione problematica in sè e le reazioni degli altri. "Come mai non le piace giocare?", "Non parla proprio? Nessuna parola? Ha 4 anni vero?", "Ah signora tiene un bel carattere, state a posto!" e cose ti questo tipo (anche, se devo dirla, la migliore è l'affermazione perentoria di chi ha capito tutto e te lo spiega pure: "una è più socevole e un'altra più timida"...).

La mia inadeguatezza, oltre al fatto naturale di sentirmi "diversa" rispetto a una platea che si autocelebra come "normale", nasce dal fatto che io vorrei pure spiegarle le cose...ma, belli miei, da dove partiamo?

Spesso al parco giochi mio marito usa come rinforzo il cellulare (i video che lei ama su YouTube) per far salire Alessandra sulle scale dello scivolo e per poi farla scivolare. Quando completa il "compito" esplodiamo in un fragoroso applasuso..."bravissima!". Per noi è una piccola, grande conquista...soprattutto perchè al giro successivo mio marito la spinge a fare da sola, senza rinforzo s'intende. A te che guardi da lontano la scena e pensi che siamo tutti matti, dovrei spiegare che questa cosa che non capisci è per Alessandra un esercizio importante, una conquista, un piccolo tassello che mette nel grande puzzle che è la "funzionalità".

A te che ci guardi, vorrei dire che stiamo sullo stesso piano: siamo due famiglie al parco che si impegnano per i propri figli e cercano di trascorrere del tempo "sano" con loro.

Tu vigili affinché non sudi troppo mentre corre tra scivolo e altalena tirando un calcio al pallone con il gelato in mano. Noi perchè non indietreggi di fronte allo scivolo, salga in cima alle scale e scivoli. Almeno una volta.


Quarto, la mamma ABA si sente inadeguata nei confronti del tipo di mamma che sta diventando.

Io ho sempre guardato in modo negativo le mamme troppo presenti nella vita dei propri figli: quelle che sanno tutto di tutto e di tutti, che li seguono all'università, che scelgono loro gli amici, che si intromettono in ogni decisione....quelle mamme che non staccano mai il cordone ombelicale.

Ebbene, temo di essere su questa strada. Con Alessandra e per molti aspetti anche con Federica, io svolgo una funzione di vigilanza a 360°: a scuola, all'asl, al centro, a casa...non mollo mai la presa e ciò nonostante capita sempre un intoppo. Una comunicazione sbagliata, una firma non messa, un timbro sbavato, una decisione presa senza coscienza, un piccolo abuso di potere e zac, un diritto viene leso e consequentemente negato.Per


Questa è l'inadeguatezza della mamma ABA, di quella che scrive questo blog s'intende.





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