Insegnami a imparare
Già prima dell'approccio con l'ABA mi era ben chiaro che la crescita di Alessandra e Federica, per quanto gemelle, seguisse percorsi assolutamente differenti. E differenti sono, in effetti, i loro programmi terapeutici così come le loro diagnosi cliniche.
Il titolo di questo post basterebbe da solo a spiegare tutto il mondo di Alessandra, ma è necessario comunque dare qualche dettaglio per capire meglio cosa voglia dire, per una bambina di 35 mesi con evidenti lacune comportamentali e relazionali, "imparare" all'interno di un programma ABA.
La scarsa capacità imitativa, una pigrizia innata e l'ostinato disinteresse per l'ambiente circostante fanno sì che Alessandra non impari seguendo il naturale percorso di un bambino della sua età. Non attraverso l'imitazione nè tantomeno basandosi sull'osservazione.
Ciò vuol dire che se mi vede battere le mani non ha alcuna motivazione a tentare di ripetere l'azione e, di conseguenza, non imparerà mai a fare questo gesto che è uno dei primi con i quali i bambini mostrano le loro capacità.
Se vede un altro bambino lanciare la palla non proverà da sola a fare altrettanto, nè si unirà con lui nel gioco.
Non spontaneamente, almeno. Se Alessandra potesse impare le più comuni abilità sociali da sola spinta dalle normali dinamiche di interazione con gli adulti o con i coetanei non saremmo qui.
E proprio su questa incapacità di entrare in una relazione costruttiva e funzionale con l'ambiente esterno (fatto di persone e di oggetti) che entra in ballo la terapia e la rigida modalità di apprendimento dell'ABA.
"Insegnami a imparare" significa, quindi, permettere a Alessandra di acquisire le abilità di base (quelli che negli altri bambini si danno per scontate e di cui neanche ci si chiede da dove arrivino...sono lì e basta!) per poter apprendere dei comuni comportamenti come, ad esempio, costruire una torre con dei mattoncini, impugnare le posate oppure indicare un oggetto desiderato.
Nulla è scontato in questo mondo e l'ABA si propone di colmare questo gap attravero meccanismi molto rigidi e forse a prima vista innaturali perchè basati sulla continua ripetizione, sul forzatura a compiere un'azione, sul "niente sconti".
Entra in gioco, qui, il concetto di "rinforzo" che è uno dei primi termini con cui mi sono entrata in relazione durantre questa avventura. Per rinforzo si intende qualsiasi cosa che segue il comportamente del bambino e che ne produce un aumento nel tempo in termini di frequenza, quantità o intensità.
Il primissimo rinforzo per Alessandra è l'amato ciucciutto. Negato in altri momenti, esso viene utilizzato dai terapisti come "premio" dopo un comportamento corretto richiesto nel corso di una sessione di lavoro.
In parole povere, se Alessandra è al tavolino e le viene chiesto di mettere degli animaletti di plastica in contenitore, la reazione abituale di Alessandra è piangere, rifiutarsi di compiere questo gesto e di fatto non farlo.
Attraverso il "prompt" - altra parolina appena entrata nel mio vocabolario - il terapista aiuta Alessandra accompagnandola fisicamente nel gesto di spostare gli animaletti di plastica dal tavolo al contenitore e lo rinforza immediatamente con il premio del ciucciotto non appena Alessandra lo compie correttamente. E questo a ripetizione. Ripetizione è, in effetti, un altro caposaldo del percorso ABA...
L'aiuto man mano scomporare e Alessandra si mostra capace di ripetere il comportamento da sola grazie alla forte motivazione ottenuta dal premio del ciucciotto. Molto spesso lo fa con una faccina a metà strada tra il rassegnato e l'indispettito che mi strappa un dolce sorriso...fallo anche se non ne hai voglia, amore di mamma, fallo!
Ho assistito a questa e altre sessioni di lavoro simili e sono rimasta molto colpita dalle cose che Alessandra ha fatto. Gesti e comportamenti che non le avevo mai visto fare e che si è sempre rifiutata di fare a casa o in un altro contesto familiare spinta dalle comuni esortazioni come "ti va di giocare con me con gli animaletti?", "costruiamo una torre?" e così via.
La carota funziona per il coniglietto e Alessandra impara con ciucciotto e video per bambini visti dal cellulare (opportunamente usati come rinforzo).
"Insegnami a impare" vuole dire questo: trovare la strada giusta per permettere a Alessandra di acquisire le competenze che le mancano, ampliare il suo raggio d'azione, provare a scoprire il mondo da sola.
Piccola postilla: ho citato solo Alessandra in questo post perchè è lei la più deficitaria dal punto di vista delle abilità di base ed è con lei che questo tipo di concetto ("insegnami a imparare") risulta più evidente.